L’organizzazione del Palio di Siena è costata quest’anno 60mila euro in più, solo per pagare il servizio di steward e di verifica degli accessi al Campo. Non si tratta di un adeguamento retributivo per il personale “arruolato”, ma di uno degli effetti della cosiddetta “circolare Gabrielli” emanata il 7 giugno, dopo i fatti di piazza San Carlo a Torino.
Il Comune di Siena ce l’ha fatta a trovare i soldi per il Palio. Ma stiamo parlando di Siena e del Palio! Quanti eventi, sagre, feste di piazza, manifestazioni estive e non solo, hanno dovuto essere cancellate per effetto della disposizione del Ministero degli Interni, tramite il capo della Polizia?
Il bilancio lo faremo tra poche settimane, a estate finita. Ma la sensazione è che le iniziative si siano ridotte almeno di un terzo. Il 30% di eventi in meno e da ora in poi, presa coscienza della labirintica serie di oneri che gravano sulle manifestazioni, andrà anche peggio. Oltre all’Anci e ai tanti sindaci che hanno chiesto una riflessione adeguata sul tema, la preoccupazione aveva riguardato anche le oltre 6200 pro loco che, come tutti gli organizzatori di eventi, piccoli e grandi (la circolare non fa distinzioni), sono sottoposte, insieme ai Comuni, ai vigili del fuoco, ai responsabili della Sanità, a un rigido decalogo che si traduce in nuovi e importanti oneri di natura economica.
Si dirà che la sicurezza vale la spesa. Ma forse anche le manifestazioni che fanno la tradizione e l’identità di un territorio dovrebbero essere tutelate, non solo chiedendo nuove spese a enti pubblici locali (dissanguati dai noti tagli di questi anni) o a soggetti privati che in molti casi sono organizzazioni senza scopo di lucro.
La norma imposta dalla “circolare Gabrielli” è rigida: dieci condizioni di “safety” (dispositivi a salvaguardia dell’incolumità delle persone) da rispettare, a carico di Comuni e organizzatori, affinché le Forze di polizia possano assumersi l’onere della “security” (i servizi di ordine pubblico e di sicurezza pubblica).
Intendiamoci, il capo della Polizia, bene ha fatto a porre il problema, soprattutto dopo lo scaricabarile tra Comune di Torino, Questura e organizzatori della serata in piazza San Carlo lo scorso 3 giugno. Male fa la politica a lasciare le soluzioni al solo coté amministrativo della macchina pubblica, statale e territoriale. Le disposizioni di sicurezza per gli eventi sportivi, una decina d’anni fa, soprattutto per il gioco del calcio, furono inserite in un quadro legislativo organico. Sembra invece che la recente tendenza sia quella di risolvere tutto con circolari amministrative: quella per gli eventi di piazza, così come quella per gli sgomberi di edifici occupati abusivamente.
Il risultato, certamente non edificante, è quello di confondere diritto di proprietà e sicurezza (nel caso dell’emergenza abusivismo), o di proporsi di risolvere i problemi di sicurezza in una sorta di paneconomicismo: la “security” si assicura solo a chi può pagarsi la “safety”.
Quindi feste, sagre, eventi tradizionali del territorio si svolgono solo se ci sono adeguati piani di emergenza (che richiedono interventi professionali che quasi mai sono producibili all’interno delle Amministrazioni locali o delle organizzazioni no profit), se c’è un adeguato servizio di stewarding, se c’è un presidio sanitario straordinario, se ci sono tecnologie contapersone per assicurare che le aree non vadano in sovraffollamento, etc.
L’obiettivo è sacrosanto. Eppure la soluzione amministrativa individuata sembra inadeguata, visto che suggerisce una penalizzazione continua dell’Amministrazione pubblica locale. Ben vengano le deleghe vere di responsabilità e impegno, solo se correlate ad adeguato conferimento di risorse e autonomia.
La neocentralizzazione amministrativa affermatasi in questi anni poco si attaglia al proclama di deleghe che finiscono per essere uno scaricabarile o una semplice e drastica riduzione di attività e di servizi. In molti hanno criticato i limiti di velocità imposti in molte strade della Capitale, come conseguenza dei mancati lavori di messa in sicurezza delle stesse.
Eppure sembra che la logica che si afferma è questa, anche nel governo centrale: non risolvo problemi, riduco i servizi. E impongo restrizioni surrettizie per evitare l’insorgere dei problemi. Per evitare l’eutanasia di tante iniziative che, in realtà, rappresentano anche il sedimento della nostra identità più profonda, a quale Santo si dovranno votare i sindaci? Ogni città ne ha un uno ma prima di invocarlo bisogna assicurarsi di poter reclutare gli steward sufficienti per garantire, quanto meno, il regolare svolgimento delle feste patronali.