Diceva bene il Foglio del 17 gennaio 2018: “Sindaci in trappola”. Il sindaco che fa è inquisito per abuso di potere, quello che non fa per omissioni di atti di ufficio. Il 19 gennaio 2018 il direttore, Claudio Cerasa, ha pubblicato una mia lettera sul tema.La pletora di norme, leggi, circolari, disposizioni di varia natura rende impossibile l’attività amministrativa e offre immancabilmente alla magistratura l’occasione per indagare il sindaco, di qualunque città o partito sia. In questo Pd, Forza Italia o M5S o Lega pari sono. Tutti i primi cittadini sono facile preda di una giustizia che adotta senza distinguo un corpus normativo impossibile. Come dice il Foglio: “Nessuno chiede garanzie di impunità, ma quello cui si assiste in Italia è un fenomeno opposto, una specie di persecuzione non ad personam, ma di un’intera, e di solito onorata, categoria”. Certo, fa notizia sapere che il sindaco di Genova o Livorno, di Milano o Roma, fino a Norcia è sotto la lente della magistratura locale. Quasi sempre l’inchiesta finisce in nulla. L’effetto è il rischio di un immobilismo che produrrebbe danni peggiori. Il sindaco non è un funzionario (e anche la vita dei funzionari comunali non è facile!) è una carica elettiva. Come tale il sindaco deve poter avere un margine di intervento politico, discrezionale, nell’alveo di norme che devono essere chiare, comprensibile, univoche. Il contrario di quello che è oggi. Spero che l’autorevolezza del Foglio aiuti ad accendere una attenzione di cui hanno bisogno i cittadini, per avere dei sindaci che possono dedicarsi alla loro carica elettiva, seguendo il mandato popolare e non il terrore di ricevere cartoline verdi dalla Procura.
Sindaci in trappola: una mia lettera sul “Foglio”
17 Gennaio 2018