A CoffeeBreak (La7) su migranti e sicurezza (dopo Macerata)

Il tema della sicurezza deve essere centrale in un Paese in cui i sondaggi ci dicono che il 70% dei cittadini si sente insicuro. Casi come la tragedia di Macerata o della rapina di Frattamaggiore pongono l’accento sulla necessità di dare risposte ai timori, fondati, della gente. Il programma del centrodestra che prevede l’incremento del personale delle forze dell’ordine, l’istituzione di poliziotti e carabinieri di quartiere e la modifica della legge sulla legittima difesa, è la nostra risposta. Che viene prima delle polemiche elettoralistiche e le strumentalizzazioni. Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi anche a CoffeeBreak (su La7) e confesso di restare sempre perplesso di fronte al riflesso della sinistra, che condanna le preoccupazioni e le reazioni a un problema, negando il problema. Il problema vero riguarda la mala gestione delle migrazioni nel nostro Paese. Sono anni che lo denunciamo. Sono anni che si finge che non sia un problema. E sono anni che i fatti e i numeri dimostrano che il problema c’è, ed è enorme. Quando poi un matto – Traini a Macerata era uno psicolabile accertato e conclamato – sfiora una strage ci si scatena a dargli tessere di partito e parte politica. Che avesse in casa il “Mein Kampf” o il “Manifesto” di Karl Marx, poco importa. Non si tratta di un soggetto politico, ma di un criminale, con l’aggravante (o l’attenuante) di una mente confusa e malata. Che senso ha cercare i mandanti morali? Ha senso invece riconoscere il fallimento di una non politica dell’inclusione, che ha pensato solo a far arrivare migranti, con la scusa dell’integrazione, ma di fatto perseguendo solo una ideologica criminalizzazione di chi denunciava il problema. L’ideologia buonista dello Sprar ha fatto sottovalutare il problema. Solo un sindaco su 8 in Italia aderisce al progetto. E sempre meno anche tra le fila del Pd. E’ un servizio complesso da gestire e i Comuni spesso non hanno il personale per farlo. Lo Sprar è un “software” che richiede un “hardware” efficiente, ovvero una programmazione rigida dei flussi migratori all’origine. Scontenta tutti, anche i richiedenti asilo, che alla fine del programma si trovano peggio di prima. Ad Ascoli non abbiamo aderito allo Sprar perché abbiamo sempre rifiutato un sistema che ideologizza l’accoglienza. Chi crea le premesse del razzismo è chi nega il problema delle migrazioni incontrollate. Lo Sprar non è una soluzione adeguata perché non risolve il problema alla radice: bisogna contenere la pressione migratoria senza scaricare sulle comunità più piccole le conseguenze sociali che nascono”. A tutto questo si aggiunga che le forze dell’ordine, che tanto si sacrificano per la sicurezza dei nostri cittadini, si trovano, come noi, difronte allo scoglio della certezza della pena. Arrestano e poi si vedono scarcerati gli arrestati. Senza citare i casi clamorosi di Piacenza, un fatto meno eclatante si è verificato ad Ancona. Un nigeriano ha fatto il segno dello sgozzamento a tre poliziotti e poi li ha aggrediti e feriti. E’ stato fermato. E dopo tre ore era già in libertà. Quale senso di scurezza ci  può essere di fronte a simili episodi?

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