Son passati ormai giorni da quando l’omicidio di Desirée Mariottini, avvenuto a San Lorenzo, nel cuore di Roma, ha riaccesso l’attenzione pubblica sui temi della sicurezza e della migrazione.
Gli episodi tragici si ripetono. La vicenda di Roma ha ricordato a molti quella accaduta a Macerata alla povera Pamela. O l’episodio della scorsa estate sulla spiaggia di Rimini.
Sono vicende tragiche di cui ho scritto nel mio recente libro “Coi piedi per terra” (Edizioni dEste): “Sono anni che lo denunciamo. Sono anni che si finge che non sia un fatto degno di attenzione. E sono anni che i numeri dimostrano che il problema c’è ed è enorme. Il problema è la mancata gestione dell’emergenza migranti. Il problema è l’incapacità – o la non volontà – di mandare fuori dal Paese i migranti che non hanno diritto all’asilo politico e umanitario: cioè il 95% di chi sbarca sulle nostre coste”.
Nel mio volume ricordavo che “si tratta spesso di migranti che sono o criminali noti nei loro Paesi di origine – il Governo nigeriano ha ammesso che almeno 250mila delinquenti connazionali sono volutamente all’estero per continuare a delinquere: sarebbe interessante verificare quanti sono quelli accomodati in Italia – oppure disperati che vengono arruolati dalle organizzazioni criminali fin dall’inizio del loro viaggio. Comunque carne da cannone per la battaglia quotidiana combattuta dalle mafie di ogni tipo, italiane o straniere, su di un territorio sempre meno presidiato dalle forze di pubblica sicurezza”.
E ancora, mi sento di ripetere, in queste ore in cui la tragedia di Desirée è ancora sulle prime pagine dei giornali, una riflessione che ho scritto nel libro: “Inutile fingere che il tema dei migranti non sia strettamente connesso con quello della sicurezza. Non si tratta forse di una relazione rigorosamente biunivoca, ma il problema della sicurezza è largamente percepito come dipendente da un fenomeno migratorio totalmente fuori controllo.”