Sono stato ospite di Coffee Break (il programma su La7 condotto da Andrea Pancani) insieme a Matteo Colaninno, Dario Galli, Giovanni Bocchieri. Si è parlato di Pubblica Amministrazione, dei problemi delle risorse umane nella PA, che vuol dire la qualità del servizio per i cittadini.
Lo spunto di una parte del dibattito è stato il concorso indetto dall’Ospedale Cardarelli di Napoli per 20 posti a tempo indeterminato per il ruolo di infermiere, si sono presentate oltre 9.000 persone.
Vuol dire che una persona su 450 troverà quello che per gli altri rimarrà un sogno: un’assunzione a tempo indeterminato nella PA.
Ma da dove nasce una simile situazione? Dal blocco del turn over imposto dalla PA. A livello centrale e non solo. Il problema non riguarda solo la sanità. Lo ritrovo anche negli enti locali. E questo non vuol dire solo poche opportunità di lavoro, ma soprattutto scarsa possibilità di rinnovamento di competenze e di conoscenze. E’ il problema dei Comuni, che oggi hanno dipendenti non più giovani e non sempre attrezzati e formati ad affrontare nuovi problemi e nuove esigenze. Spesso non si riescono a spendere le risorse disponibili anche perché non si dispone di personale capace di farlo con competenza ed efficacia. Vale per la rendicontazione dei bandi europei, o per la corretta applicazione del nuovo codice degli appalti.
Contemporaneamente bisogna tenere in considerazione l’obbligo delle Pubbliche Amministrazioni di esperire la cosiddetta “procedura di mobilità“, la necessaria verifica di personale disposto a trasferirsi da altre Amministrazioni.
Una procedura che favorisce la mobilità interna, ma a discapito del turn over e sono i Comuni a pagarne ancora le conseguenze: alla riduzione quantitativa di personale imposta negli anni scorsi, si aggiunge una riduzione qualitativa legata alle competenze.
Meno “risorse”, e meno formate.
L’ennesima testimonianza di una progressiva disarticolazione delle linee di collaborazione tra le Istituzioni del nostro Paese.