A Coffe Break abbiamo parlato anche di reddito di cittadinanza. Nel corso del dibattito condotto da Andrea Pancani (La7), rispetto al reddito di cittadinanza le incognite sono rimaste numerose: nella legge di bilancio, non c’è ancora una spiegazione su cosa sarà e solo uno sforzo di immaginazione può aiutare la proiezione dei suoi esiti. C’è il problema da molti evocato di un assistenzialismo di massa, ma soprattutto c’è l’interrogativo di chi e di come ne potrà usufruire.
Se fosse una misura di integrazione al reddito, un’indennità condizionata alla disponibilità di rientrare nel mondo del lavoro – quindi alla ricerca e soprattutto l’accettazione di un’occupazione – potrebbe rivelarsi una politica attiva positiva.
Ma il rischio che ciò non funzioni, però, è piuttosto elevato, specialmente in territori dove è difficile ricercare lavoro, prima ancora che trovarlo.
Anche l’ISEE – l’Indicatore della situazione economica equivalente – ovvero il parametro che garantirà l’assegnazione del reddito di cittadinanza, non è un indicatore affidabile ma soggetto piuttosto spesso ad alterazioni fraudolente. E anche la soglia di ISEE richiesta potrebbe essere un altro tema scivoloso.
Un’altra questione, è quella legata all’esistenza di analoghe iniziative virtuose a sostegno al reddito già presenti livello nazionale e a livello locale: dal reddito di inclusione (Rei) al reddito di dignità (Red). In questo secondo caso l’esperienza del mio Comune, Ascoli Piceno, è stata molto positiva. Si tratta di un’iniziativa di welfare territoriale o di comunità, gestito direttamente dal Comune, l’Ente più prossimo alle proprie comunità, che meglio conosce le esigenze della propria cittadinanza.
All’interno di una già complicata gestione tecnica del futuro reddito di cittadinanza si dovrebbe provvedere a verificare (e defalcare) dalle nuove somme erogabili, ciò che Comuni, Province e Regioni già offrono virtuosamente in favore dello stesso percettore.