Il sito “In Terris” ha pubblicato la lettera integrale che ho rivolto ai miei colleghi sindaci “dissidenti” (intendo quelli che hanno dichiarato la loro ostilità al cosiddetto Decreto Salvini), affinché i temi della gestione e dell’integrazione dei migranti non siano strumentalizzati in nome di presunte ragioni umanitarie.
Anche il mondo cattolico non ha mancato di discutere sul decreto Salvini e sulla posizione dei “sindaci ribelli”, ai quali io ho imputato una scelta ideologica inopportuna. In generale sui temi della migrazione dei popoli il Papa ha rinnovato la sua preoccupazione. Ma, come ha ricordato l’arcivescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri: “il Pontefice non dimentica di parlare anche di prudenza nell’accoglienza”. Sempre Negri ha aggiunto: “Io penso che l’accoglienza e l’integrazione siano due momenti diversi. L’accoglienza deve essere la più alta possibile. Concetto vicino, ma assolutamente diverso è l’integrazione. Chi integra deve valutare tutti i costi, anche economici, e chi chiede di essere integrato deve compiere certi passi di immedesimazione con la nostra società. Non si può domandare di integrarsi in Italia e affermare che la sharia è una cosa giusta. La sintesi di diritti e doveri deve essere al centro della società, altrimenti è solo demagogia”.
Sono cattolico e faccio politica da quand’ero ragazzo, ma credo che solo la politica possa trovare soluzioni a tematiche come le migrazioni e le politiche di accoglienza. Soluzioni che devono tenere presente la prudenza nell’accogliere e il rispetto dei valori costituzionali nell’accettare “nuovi italiani”.
L’arcivescovo di Ferrara, in merito alle dichiarazioni dei sindaci contrari al decreto Sicurezza, ha anche dichiarato: “Il diritto all’obiezione di coscienza va difeso quando sono messi in crisi principi fondamentali. Quei sindaci che usano dell’obiezione di coscienza – volutamente come strumento politico – nei confronti di legittimi interventi di autorità superiori o pari, abusano del concetto“. Condivido.