Ieri, son stato ospite con Alberto Orioli, Elena Murelli, Cesare Damiano e Nicola Ferrigni di Coffee Break, la trasmissione di Andrea Pancani in onda su La7. Si è parlato di Europa per cominciare: quanto avvenuto durante la seduta parlamentare a Strasburgo non può essere classificato semplicemente come un episodio sgradevole.
Mi riferisco alla dura contestazione del leader dei liberali europei Guy Verhofstadt nei confronti del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Si è trattato di una contestazione dai toni inaccettabili. Dare del “burattino” al Presidente del Consiglio di un Paese membro dell’Unione Europea sarebbe quantomeno inopportuno, ma il contesto in cui è avvenuto l’ha reso decisamente inammissibile. Non è la prima volta che i toni impiegati per contestazioni ben poco legittime diventano più che aspri e completamente inadeguati alle circostanze.
Penso a quando nel 2003, durante la seduta del Parlamento europeo, Martin Schultz attaccò Berlusconi. Insomma, il malcostume di Guy Verhofstadt non si è rivelato nemmeno originale, solo imbarazzante. Per di chi ha pronunciato quelle parole più che per chi è stato costretto ad ascoltarle.
Ma, se non vogliamo adeguare i toni delle sedute europarlamentari a quelli da stadio, sarebbe opportuno abbassare i toni. Per l’Italia è indispensabile avviare e adottare una politica di relazioni con gli altri Paesi Europei.
E le provocazioni, anche da parte dell’Italia, non son mancate – mi riferisco all’incontro delle due Di – Di Maio e Di Battista – con i gilet gialli.
Anche per quanto riguarda le questioni di politica interna, ci ritroviamo a pagare le conseguenza di annunci pentastellati clamorosi ed eclatanti, ma soprattutto inattendibili.
Dalla TAV al reddito di cittadinanza, non possiamo ridurre la complessità della realtà a una serie di slogan superficiali.