Il re è nudo: l’Europa c’è, ma è solo quella che piace a Parigi e Berlino.
A 56 anni esatti dalla firma del Trattato che ha portato Charles de Gaulle e Konrad Adenauer a sancire la fine degli storici contrasti tra i due Paesi, lo scorso gennaio, Francia e Germania hanno rinnovato la loro alleanza “speciale”, siglando un nuovo accordo. Peccato che nel frattempo fosse finita la guerra fredda e che fosse nata l’Unione Europea.
Insomma, se l’intesa Franco-Tedesca un tempo era motivata dall’intenzione di scongiurare nuove guerre europee, arginare il pericolo sovietico e il protettorato americano, quella di oggi sancisce la morte dell’Unione Europea, o almeno di quella che abbiamo conosciuto da Maastricht in poi.
In un colpo sono stati sepolti tutti i proclami mercatisti, che avevano sancito l’importanza della concorrenza a scapito della sovranità nazionale. In verità, non da oggi, ci sono sempre stati i più uguali di fronte alle leggi del mercato. Mentre non è volata una mosca di fronte al rifiuto della Francia di dare il via libera all’acquisto di Stx da parte di Fincantieri, la bocciatura della fusione tra la tedesca Siemens e la francese Alstom ha indotto tutti ad accettare l’idea di modificare le leggi contro gli aiuti di Stato e contro i monopoli.
Il sovranismo che tanto viene sbeffeggiato e contrastato dagli apostoli dell’Unione Europea, oggi trova in Macron e Merkel – firmatari del Trattato di Aquisgrana del 22 gennaio scorso – due inattesi sacerdoti. Certo, a condizione che il nuovo sovranismo sia Franco-Tedesco!
Il rischio all’orizzonte è l’identificazione della Ue in un meccanismo asincrono che vede da una parte l’asse Parigi-Berlino, dall’altro il resto d’Europa.
Come a certificare un’Europa almeno a due livelli: il primo livello è quello di Francia e Germania; l’altro è quello di tutti gli altri Paesi.
Ne ho scritto in quest’articolo sull’Huffington Post.