Dieci anni. Tanto è durata la mia avventura da primo cittadino di Ascoli Piceno. E’ tempo di bilanci. Ho cominciato a farne. Saranno più d’uno.
Dieci anni di lacrime e sudore, gioie e soddisfazioni, non è mancato nulla.
Quando mi sono insediato come Sindaco nella bella Città delle Cento Torri, il terremoto de L’Aquila aveva appena lasciato i suoi segni.
La difficoltà di quel momento trovava evidente manifestazione nelle crepe e nelle lesioni degli edifici della nostra città. Crepe e lesioni che si sono moltiplicate con il sisma del 2016, che è diventato tragedia per tanti Comuni limitrofi. Non solo Amatrice.
Mi hanno chiesto di fare un bilancio, con una intervista che è stata pubblicata su una testata web, “L’unico“. Non è stata la prima occasione per fare un “riassunto” di questi dieci anni. Non sarà l’ultima.
Con Lara Morano ho avuto modo di rammentare, tra le altre iniziative, lo sblocco del finanziamento per il polo universitario e quello del piano regolatore.
Quindi la ripresa, attraverso la realizzazione di iniziative e progetti di qualità per servizi e infrastrutture, attraverso la valorizzazione e la promozione culturale del territorio su scala nazionale e internazionale.
Questi 10 anni hanno dato vita a una teoria, quella dei 12 passi, di cui non mi stanco di parlare. 12 è il numero di passi che ogni mattina riesco a percorrere prima di essere fermato per la risoluzione di un problema, la richiesta di un lavoro o di un consiglio.
Le parole di Santa Caterina esprimono meglio di quanto non riesca a fare io il sentimento che mi anima in questi ultimi giorni da primo cittadino, lo stesso sentimento che mi ha accompagnato in questi dieci anni: “A ogni sindaco le città vengono prestate, l’obbligo di un amministratore è restituirle migliorate“.