Il tema è caldo, caldissimo. Appena due settimane fa Matteo Salvini sollevava il tema della tutela delle aziende italiane in conferenza stampa alla Camera: “I marchi storici ormai sono di multinazionale stranieri, che continuano a spacciare per made in Italy cose che non lo sono (…) Se vuoi continuare a usare quel marchio storico, che è un valore aggiunto, devi mantenere la produzione in Italia”.
La sua ricetta per difendere i brand italiani è semplice e prevede di applicare la definizione di “marchi storici” solo ad aziende e imprese produttive nazionali di eccellenza storicamente riconducibili a uno specifico luogo di produzione” e “la cui domanda di registrazione sia stata depositata da più di cinquant’anni”.
E sabato scorso, qui ad Ascoli Piceno, presso la Fondazione Cassa di Risparmio, il giornalista, conduttore tv e saggista Mario Giordano – che spesso si è occupato di denunciare sprechi e privilegi – ha presentato il suo nuovo libro-inchiesta: “L’Italia non è più Italiana“.
Il volume nasce da una semplice considerazione: ogni 48 ore un’azienda italiana cade in mani straniere. E se alcune sono tanto note e importanti da destare l’opinione pubblica dal torpore e far discutere, la maggior parte passa discretamente inosservata, sotto banco.
Così, stiamo rinunciando – e sperperando – al made in Italy: lo scorso settembre l’americana Michael Kors ha acquisito il marchio fondato nel 1978 da Gianni Versace; grandi e piccoli marchi di eccellenza, di tutti i campi – lusso, moda, design, alimentari, grande distribuzione – passano di mano. Bulgari e Loro Piana, Avio e Edison, Buitoni e Pernigotti. Un tempo orgoglio nostrano, oggi non più italiani.
E qual è il loro destino?
Per tutte si prospetta o si auspica un rilancio. Ma i nuovi proprietari stranieri non sono quasi mai dei padroni, piuttosto dei predoni.
Mario Giordano ci ha raccontato i suoi viaggi in lungo e largo per la Penisola e la sua scoperta: i predoni stranieri non hanno conquistato solo la nostra economia, ma l’intero nostro Paese.
E’ stata una bella occasione per la nostra città di ospitare una testimonianza così autorevole. Un’occasione per ricercare le nostre radici perdute.