La XIII edizione Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF) si terrà a Verona, dal 29 al 31 marzo. Parteciperanno associazioni, capi di stato ed esponenti politici e almeno tre ministri del governo italiano.
L’attesa dell’evento ha scatenato polemiche. Il richiamo allo stato di natura da preservare a livello ambientale è non solo auspicato, ma quasi obbligato – anche prima della giovane icona Greta Thunberg – quando si propone un modello di natura per la famiglia, apriti cielo: si aprono le cateratte dell’ideologismo nichilista e post-moderno.
“Abbiamo forse ceduto a illusioni di libertà individuale, di vita aperta, di infinità dei possibili” scrive Michel Houellebecq. E la famiglia che vediamo è l’esito di questa deriva culturale prima che sociale, dove il libertinismo individuale è diventato il mantra di quel che resta del progressismo post-marxista. La pretesa di equivalenza tra desideri e diritti, del resto, è un pilastro di quella ideologia del “politicamente corretto” che alimenta il pensiero ufficiale della modernità e che recentemente Eugenio Capozzi ha magistralmente indagato.
In questo quadro, si sono scatenate feroci polemiche e, chi come me ha deciso di partecipare al Congresso, finisce per essere tacciato di rigurgiti reazionari, quando non esplicitamente fascista. Accade perché, il confronto sui valori, i dubbi sulle scelte non fanno più parte della vita civile e manifestare in difesa della famiglia naturale è da considerarsi un atto illiberale.
Io non sono d’accordo con questo ennesimo ideologismo violento. E per questo sarò a Verona. Sarò a Verona non per contrastare qualcosa o qualcuno, ma per la famiglia, per aiutare chi aiuta il nostro Paese, perché senza la famiglia questo Paese non avrebbe resistito così a lungo e non potrebbe sperare di ripartire, come invece deve e può fare.
Ne ho scritto sull’Huffington Post.