Ieri, giovedì 28 marzo, son stato ospite di Mi manda Rai 3, la trasmissione di Salvo Sottile. Argomento di confronto la Tari, la tassa meno amata dagli italiani.
Istituita con la legge di stabilità 2014, dal 2016 è l’unica forma di prelievo sulla casa di residenza. Produce un gettito annuo di circa 10 miliardi di euro e lo smaltimento dei rifiuti oggi rappresenta un quarto della spesa dei Comuni.
È una spesa “variabile” per i cittadini ovvero non è definitiva a livello nazionale in maniera univoca ma è soggetta a variazioni da Comune a Comune. La ragione è semplice: la sua tariffa è direttamente collegata al sistema industriale, ovvero al costo di smaltimento complessivo che fa riferimento al sistema regionale o provinciale.
In tempi recenti il caso della Tari gonfiata ha fatto insorgere l’opinione pubblica – le cause sono comunque riconducibili alla difficile interpretazione della Legge emessa dal Ministero dell’Economie e Finanze – ma occorre ricordare che la scarsa fedeltà fiscale dei cittadini non contribuisce all’efficienza del sistema.
I Comuni, quando incassano la Tari, la riversano interamente al gestore del servizio che si occupa dello smaltimento, quindi, come sempre, l’evasione di alcuni ha necessità di trovare compensazione nei versamenti dei contribuenti onesti, che si trovano a pagare anche quello che non viene versato dagli evasori.
A non pagare la Tari, sono in tanti. A Roma solo 1 cittadino su 3 paga la Tari, e la continua emergenza rifiuti della Capitale lo dimostra. Solo l’individuazione e l’introduzione di sistemi che facilitino la riscossione ordinaria possono consentire che i Comuni non vadano in default e le città non finiscano sommerse dai rifiuti.