L’incendio che brucia l’abitudine all’anticlericalismo

Ci voleva l’incendio di Parigi per scrollare un po’ di polvere dall’abitudine anticlericale che si è consolidata sulle coscienze dell’Occidente e della Francia in particolare? Commentando le immagini delle fiamme di Notre Dame ho sentito parole di innumerevoli di noti e ignoti che lamentavano la perdita di un’opera d’arte, di un concentrato di storia, di un pezzo di patrimonio dell’umanità. Chissà se tra loro c’era qualcuno che in altri tempi avrà ripetuto il detto famoso di un anarchico spagnolo “La sola chiesa che illumina è una chiesa che brucia”.

Sarà cattiveria cedere alla tentazione di chiamarle lacrime di coccodrillo? Da anni la Francia vive episodi di violenza anticristiana, sempre più frequenti e aggressivi, l’ultimo a Saint-Sulpice, la seconda chiesa di Parigi per dimensioni, poco meno di un mese fa.
Francesca Merloni, ambasciatrice di buona volontà per le città creative Unesco, in merito all’incendio che ha devastato Notre Dame, ha dichiarato: “Il tema non è la ricostruzione ma ciò che si perde per sempre e mai verrà e potrà essere restituito. Poi ciò che si ricostruisce ha un’altra storia, un altro nome, un’altra identità. Ma c’è qualcosa che si perde per sempre che attraverso il fuoco è disciolto e cementato e diventa pietra, e diventa fumo, la parola che viene da lontano e mai più ascolteremo”.

Il noto critico d’arte Philippe Daverio ha commentato: “La cattedrale ha un altissimo valore simbolico e la ferita è un duro colpo per l’autostima francese. Non riuscire a proteggere i propri monumenti fa sorgere una valanga di pensieri nefasti per la nostra consistenza di cittadini”. E ancora, ricordando come molta parte della costruzione del XII secolo fosse stata devastata durante la rivoluzione francese, ha detto: “La Francia prerivoluzionaria è divisa, anche linguisticamente; la si plasma rifacendo i monumenti antichi. Si pensa di chiudere la ferita rivoluzionaria ricostruendo Notre Dame“.

Ricostruire una finta Notre-Dame si può, la tecnologia non ci manca. Il problema è: perché ricostruirla? Per non perdere i milioni di turisti che visitavano quella vera, uno sfondo suggestivo per i nostri selfie? Parafrasando Heine, la vera Notre-Dame fu costruita da gente dotata di convinzioni.

Oggi abbiamo solo opinioni, e con le opinioni non si costruiscono le cattedrali. Ne ho scritto sull’Huffington Post.

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