La circolare in materia di contrasto al degrado urbano – inviata lo scorso 17 aprile dal Ministro degli Interni Salvini – ha sollevato l’ennesima polemica.
Subito accusata di essere “un’operazione che punta ad attaccare le città e i sindaci”, la direttiva – nel solco delle iniziative varate dal ministro Minniti (Governo Pd) – ricorda ai prefetti (a loro è indirizzata, non ai sindaci) la possibilità di supportare con le loro competenze quelle dei sindaci, in modo da contrastare più efficacemente il degrado urbano e la sicurezza delle città.
Le ragioni di tale affiancamento sono presenti nella direttiva: “L’esperienza nei territori ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori ogni qual volta emerga la necessità di un’azione di sistematico ‘disturbo’ di talune condotte delittuose che destano nella popolazione un crescente allarme sociale”.
La circolare di Salvini si rivolge ai prefetti, incoraggiandoli ad assumere quel ruolo attivo, di supporto e di integrazione, ai compiti e alle responsabilità dei primi cittadini. L’obiettivo vero e comune è la sicurezza, bene che dovrebbe essere riproposto al livello dei principi della Carta costituzionale. Non a caso la dichiarazione dei diritti dell’uomo della Rivoluzione francese già annoverava il diritto alla sicurezza tra i diritti naturali e inalienabili dell’uomo. C’è l’eco del pensiero di Montesquieu il quale scriveva: “La libertà politica consiste nella sicurezza, o almeno nell’opinione che si ha della propria sicurezza.”
Da sindaco, da sostenitore convinto dell’autonomia credo di poter dire con franchezza che la direttiva Salvini, non esautora i sindaci delle proprie responsabilità. Ne ho scritto sull’Huffington Post.