Troppo alti i tassi di interesse per i mutui dei Comuni

Ieri, ospite della trasmissione in onda su Radio 24La versione di Oscar”, ho dialogato con il conduttore, Oscar Giannino, in merito alla grave condizione di squilibrio di bilancio che riguarda molti Comuni. Non solo Roma, le cui discusse e tormentate norme di salvataggio – il cosiddetto “salva-Roma,” appunto – sono da giorni all’ordine del giorno. Anche se ancora non approvate.

Nella legge di Bilancio approvata per quest’anno sono presenti alcune indicazioni suggerite dal Governo per far fronte alle criticità finanziarie dei Comuni. Provvedimenti come lo sblocca avanzi, che aiuteranno le amministrazioni a chiudere bilanci positivi.

Sullo sfondo c’è il grande problema della rinegoziazione del debito, anche quello che è stato contratto con modalità positive; cioè con mutui e rifinanziamenti virtuosi. Ma onerosi. Molto onerosi anche nella stagione di oggi che vede tassi incredibilmente bassi sul mercato.
Il debito dei Comuni, oggi, è influenzato da un elemento non trascurabile: i tassi di interesse, il cui valore – nonostante il mercato – può raggiungere il valore del 7%, con una media nazionale del 4.7%.
Da questa considerazione consegue un’inevitabile domanda: come si può consentire al debito di essere aggiornato senza incidere sui conti di Cassa Depositi e Prestiti e, contemporaneamente, senza accollare ai Comuni la responsabilità dei tassi di interesse assolutamente fuori mercato?

Una soluzione potrebbe essere l’adozione a livello Comunale degli stessi parametri a cui sono soggette le Regioni – tempi di ammortamento e di rientro più ampi di quelli dei Comuni – grazie alla normativa meno rigorosa, introdotta dal 2014.

L’importante, è non sottovalutare la diffusione del debito e gli indici di deficitarietà lo dimostrano: sono circa 200 i Comuni soggetti a un Piano di riequilibrio (e che quindi affrontano la fase di predissesto), un centinaio invece quelli in fase di dissesto. Oltre a questi l’Anci ritiene che circa il 10% dei Comuni italiani chiuda il bilancio in disavanzo.
Il problema deve essere gestito e valutato alla luce dei tassi di interesse di mercato, senza dimenticare la stretta finanziaria degli ultimi 10 anni che ha interessato le finanze locali. I tagli di bilancio hanno piegato le municipalità già fragili e reso incapaci di reagire i Centri con le situazioni più critiche.

E in assenza di una normativa chiara e sistematica, gli interventi di “salvataggio” e recupero delle situazioni critiche sono stati singoli e puntuali, e inevitabilmente soggetti a una giusta e inevitabile censura della Corte Costituzionale. Serve altro. Una riforma organica, che ancora non si vede.

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