La scorsa settimana si è svolta la seduta della Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria, per discutere dell’indagine conoscitiva che ha per tema: “Per una riforma della fiscalità immobiliare, equità, semplificazione e rilancio del settore”.
Insieme a me, nel ruolo di delegato finanza locale dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), erano presenti il presidente dell’UNCEM – Unione nazionale dei Comuni, comunità ed enti montani – Marco Bussone, e Andrea Ferri, responsabile area finanza locale e catasto dell’ANCI.
Durante la seduta ho avuto modo di proporre ai commissari una riflessione sulle distorsioni prodotte dalla nuova IMU, sull’esigenza di una riforma del catasto e sull’analoga necessità di una riforma della riscossione. Tre questioni che sono vitali per la vera e piena affermazione dell’autonomia locale.
Tuttavia, gli accadimenti che si sono sviluppati dal 2012 in poi hanno reso particolarmente incerto e fragile l’impianto che consente il sostegno materiale alle autonomie attraverso la riforma dell’IMU.
L’introduzione dell’IMU, infatti, ha riordinato i conti e gli equilibri di finanza pubblica, più che riformare e riequilibrare il sistema di finanziamento delle autonomie. Nel passaggio da ICI a IMU, il gettito complessivo è cresciuto da poco più di 9 miliardi a quasi 24 miliardi di euro: la gran parte di questa enorme crescita di imposizione fiscale è stata incamerata direttamente dallo Stato.
E l’IMU ha prodotto i suoi effetti distorsivi (tassazione immobiliare locale, finita per essere una forma di finanziamento dello Stato) moltiplicandoli per tre, visto che l’imposta è stata determinata attraverso la triplicazione dei valori catastali. Il cambio dei valori catastali, senza una adeguata riforma, ha acuito i problemi di un virtuoso e lineare percorso di fiscalità locale al servizio delle comunità locali.
Analoghi problemi sono quelli che derivano dalla mancata riforma del sistema della Riscossione. Ciò che ANCI avverte come necessario e ineludibile è l’esigenza di rivedere le norme sull’ingiunzione fiscale che possano consentire il superamento di un tax gap che, soprattutto in alcune zone del Paese, diventa elemento particolarmente penalizzante.