La fine dell’impegno da sindaco di Ascoli Piceno segna l’inizio di un nuovo percorso. Ho imparato tanto in questi anni e credo sia sempre giusto mettersi al servizio delle comunità se si hanno le competenze e la volontà di farlo. Io credo di avere entrambe. Ma ho soprattutto la passione per il mio territorio. E non voglio arrendermi alla deriva delle Marche di questi anni.
“Cambia le Marche” è il progetto con il quale voglio invertire questa rotta. E’ l’Associazione con cui voglio promuovere l’impegno di tutti i marchigiani in favore delle nostre comunità, della nostra Regione. A cominciare dalla crisi economica che ci affligge. Questo che segue è il primo comunicato che abbiamo diffuso. E’ solo l’inizio di un cammino da fare insieme.
La crisi economica non passa anche per colpa della Regione
“Una regione abbandonata alla recessione: la fotografia fornita da Banca d’Italia documenta una crisi che non finisce e che morde qui molto più che in tutta Italia”. Guido Castelli dopo aver lasciato la guida di Ascoli Piceno, alla fine del suo secondo mandato da sindaco, non lascia il territorio. Anzi, rilancia e promuove l’Associazione “Cambia le Marche”, “perché non possiamo assistere a questo arretramento economico e produttivo che Bankitalia ha analizzato.
Rispetto al 2007 la nostra regione ha 11 punti di Pil in meno, contro i 4 punti di ritardo della media italiana; nell’ultimo anno l’export delle aziende marchigiane è sceso dello 0,9% a fronte di una ripresa (+3,1%) della media nazionale”. Dati alla mano Guido Castelli non si sottrae alla preoccupazione: “Il modello Marche è stato per decenni oggetto di studio, da Giorgio Fuà a Istao, alle analisi condotte dall’Ocse, per anni i distretti industriali marchigiani hanno indicato una strada originale ed efficace di sviluppo. Ora tutto sembra svanito. E non solo per le ferite del terremoto. C’è una Regione che non favorisce la ripresa, né dall’emergenza sociale e abitativa, né dalla crisi economica, che invece altrove sembra superabile. Non da noi”.
Il problema vero che si percepisce, continua Castelli, è quello di “una carenza di capacità competitiva. Oggi c’è un caso Marche al contrario: fino a dieci anni fa eravamo un modello da imitare, oggi siamo un esempio da evitare”. Una politica industriale rafforzata e concepita secondo linee di indirizzo che evitino la polverizzazione delle risorse, un strategia per il rilancio dell’assetto infrastrutturale del territorio regionale e una brusca virata sul fronte della ricostruzione post sisma. Sono solo alcune delle esigenze immediate che sarebbe necessario affrontare presto e bene per rilanciare la produttività nella nostra regione. Apriamo un cantiere che possa consentire di mettere insieme tutte le risorse migliori della regione così da governare i processi in modo sistematico e strategico. Con il situazionismo e l’improvvisazione a cui ci ha abituati negli ultimi anni il governo regionale non andremo lontano.
Associazione Cambia le Marche