Abbasso la Tari. Potrebbe essere uno slogan da leggere sui muri di tutte le piccole o grandi città italiane. Tasse amate non ce ne sono, ma quella sui rifiuti (la Tari, appunto) è certamente tra quelle in testa alla classifica.
Anche perché – rappresentando la Tari il corrispettivo di quel servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che si fa sempre più complesso e costoso nella nostra penisola – tende generalmente a salire. Ma oltre a essere uno sfogo, “abbasso la Tari” è diventato l’obiettivo di un bravo amministratore locale, come ce ne sono tanti per fortuna.
Per il sindaco di Sassari abbassare la Tari è stato un punto di merito. Ha stimato l’evasione – la Tari è una delle tasse più evase – ha fatto controlli porta a porta, ha rischiato di perdere consensi, visto che le tasse non si pagano mai volentieri. Ma il suo obiettivo non era solo recuperare risorse a bilancio, o farne una battaglia etica e civile.
C’era una valutazione amministrativa semplice: meno sono i contribuenti più è alto il contributo pro capite. L’evasione, si sa, fa male soprattutto al cittadino onesto. In particolare la Tari, anche perché da un paio di anni, gli importi dovuti e non pagati dal cittadino moroso e, nel frattempo divenuti inesigibili, vengono spalmati sulla platea dei contribuenti leali.
Anche per questo il sindaco di Sassari, al termine di una scrupolosa campagna anti-evasione, ha registrato l’agognato recupero di denaro e, udite udite, ha deliberato di utilizzarlo per abbassare la tariffa a tutto vantaggio dei contribuenti onesti: l’1% in meno per le famiglie, il 4% in meno per le aziende. Con soddisfazione per bilanci familiari e d’impresa.
Tutto bene, dunque? No! Lo Stato non consente al sindaco di abbassare le tariffe. Perché? Perché lo ha deciso il 7 aprile e non entro il 31 marzo, come richiede la norma. Incredibile ma vero. Lo Stato ammette che la tariffazione delle tasse locali possa essere modificata a livello locale, ma solo quando decide lui. Ha senso? No. Nessuno. Il sindaco è stato prudente. S’è preso il tempo utile e necessario, come un buon padre di famiglia, per verificare se le entrate recuperate all’evasione potevano giustificare la limatura della Tari.
Ma s’era dimenticato di quella normetta che gli dava una scadenza. Ha senso bloccare gli aumenti entro una certa data, ma le diminuzioni, a vantaggio dei cittadini dovrebbero poter essere decise in ogni momento. Dovrebbe essere sempre il tempo per pagare meno.
La paradossale e virtuosa avventura del sindaco di Sassari conferma la necessità di mettere mano a una riforma della tassazione locale che riparta dagli enti locali. Sussidiarietà, autonomia, sono le parole che sembrano non avere più corso legale. Ma senza una nuova stagione di autonomia locale, la rincorsa a centralizzare tutto finirà per allontanare definitivamente i cittadini dalle Istituzioni. E porteranno i sindaci a trasformarsi in commissari di governo. Del governo di Roma, ovviamente.